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MIMMO
ANTERI ARTISTA MEDITERRANEO
L'universo artistico di Mimmo Anteri è un percorso lineare, senza
rughe ne infingimenti. Pittura di simboli, che promanano dalle radici
sanguigne della terra avita, pregna di atmosfere solari dal chiarismo
singolare, ma pure di cromie, fatte di contrasti decisamente netti in una
raffigurazione ideale dell'antica madre primigenia che la luce cristallina
riverbera e vivifica. Anteri confessa di voler rappresentare il
Mediterraneo così com'è, immune da orpelli e metafore. Pittore senza
retorica che dipinge come sente. Laddove è possibile, demolisce la fissità
fisica per donare il senso del diafano, dell'opalescente, ma attraverso
l'evanescente mira a rimuovere equivoche incertezze, a razionalizzare
l'indagine ottica, a meditare sui destini dell'uomo, sul mistero della vita.
La sua arte, concettuale nella trasparenza della diffusa solarità, è un
fatto di perenne trasfigurazione del visibile-invisibile che tende alla
dinamicità figurativa, cromatica, la metabolizzazione oggettuale, sognante e
immaginifica a livello non della materia ma dello spirito, dell'inconscio. A
tal fine si coniuga il fascio della trasparenza cui soggiace il gioco di
fotogrammi, sovrapposizioni e sfumati che, in penombre inespresse e mai
opacizzate, lasciano posto alla vaghezza delle idee, dei simboli, alle
impressioni emblematiche in dissolvenza. Maniera di dipingere l'iperrealismo
del non reale o del non visibile, l'ambiguo che
smaterializza l'arte e proietta l'artista verso le vette del sublime, del
metafisico, nel ritorno ancestrale alla natura mediterranea, verso una
simbiosi reincarnata delle sue origini: il verde, il blu, il viola, le onde
dello Ionio, le vele sul mare" i gabbiani.
Non vi sono squarci angoscianti con natanti e naufraghi alla deriva; mai
disordine e rovina, mai elementi di una natura che trami contro. Il tempo
dominante è un bagliore perenne, senza tramonti ne crepuscoli infuocati: il
tutto nel dominio dello sfolgorio di luce diffusa, col sole
imprevedibilmente fuori campo, alle spalle dell'artista, senza ombre, senza
chiaroscuri, assente l'uomo con i suoi drammi epocali e il suo habitat
violato. Una visione del Salente con una poetica nuova, rinnovata.
A Gallipoli Anteri ammira le acque luminescenti del Mediterraneo e,
qui come altrove, vi ritrova gli stessi riflessi e bagliori, che abile sa
fondere attenuati sulla tavolozza, per tradurre la medesima trasparenza. La
sua antologia è un diario segreto con annotazioni trasognate, filtrate
attraverso riflessioni interiorizzate, trasfigurate, metabolizzate. Di ogni
immagine rivissuta nella fantasia o nel recupero memoriale, l'artista ha
colto il comune denominatore del suo mondo narrativo e poetico: il sole, il
ciclo luminoso, freddamente lucido, metallico e chiaro, le trasparenze
incorporee, che impalpabili si adagiano e impercettibili si estendono senza
scomporsi o adombrarsi. Il paesaggio appartiene unicamente alla memoria,
fatto di spazi smisurati e sereni,immacolati e tersi, accesi di nitore
immobile, uniforme, ora permeato di verde acqua e blu cobalto ora disteso
tra mari e cicli omologati senza confini, trapunti di sole e conchiusi in un
silenzio ovattato di favola.
L 'artista-poeta non sa il male del vivere e lo cela all'osservatore,
indicando la via della luce aurorale come attesa di verità, speranza di
salvezza. Il dominio della metafìsica si può leggere tutto nell'ambiguo del
volutamente interdetto, dell'artisticamente sfumato, offerto dalla fusione
di toni e colori, nella dicotomia tra etere ed acque cristalline di
smeraldo, due realtà in tenue dissolvenza, delimitate da un orizzonte appena
abbozzato. Tale finzione è solo strumentale se mira sapientemente alla
celebrazione di una presenza-assenza che tutto sovrasta e comprende in un
inno di fede, nella pienezza di un giorno ebbro d'universo.
Anteri invita con la sua arte a trasognare l'invisibile che si
riempie di luce totale, poi a riflettere sul grande mistero imperscrutabile
della natura che si dilata oltre il sensibile, infine a meditare sulla
bellezza del Creato, l'anima del cosmo e della storia. Il canto della
solarità astrale è ad ampio spettro nella resa delle geometrie prive di
gravita. Apparentemente ineffabile, sfolgora illuminando spazio e tempo: il
ciclo bianco, le acque chiare, la terra rapita e assetata di splendore,
l'infinito silente e prodigiosamente musicale.
Tutte le sensazioni visive, linee
sembra riaffiorino dalla soffitta della memoria, mediate inconsciamente
dall'innocenza di un'infanzia incorrotta.
Nella poetica stilistico-tematica dell'artista salentino la rappresentazione
spaziotemporale altro non è che lo stupore di una realtà cosmica,
abbandonata nell'arcana magia di spazialità siderali, impenetrabili ma
coinvolgenti.
Gino Schirosi |