Giuliano Serafini


Piero Simonelli


Augusto Benemeglio


Antonio Basile


Gino Schirosi


Giuliano D'Elena


Francesco Spadafora


Giuseppe Albahari


Mario De Marco


Gabriella Sbardella


Massimo Bartolotti


Gigliola Blandamura


Bruno Ranieri


Alberto Pellegrini

FRAMMENTI CRITICI DI AUGUSTO BENEMEGLIO

"MEMORIE MEDITERRANEE E NON "
Anteri ha vissuto gran parte della sua vita lontano dalla sua terra d'origine ed è per questo che speso è statto assalito dalla "saudade ". Ecco che allora le sue tele si fanno cariche di "memorie mediterranee " con fazzoletti grigio-bianchi azzurri in trasparenza e ipotesi di coste , mari e gabbiani intorno ad una stele metallica e ai riflessi di dune di sabbia notturne . Una lunga serie irrelata di memorie elegiache del Salento , su grandi tavole acriliche ,tale da divenire una vera e propria personale ad Aprilia (1998). …Ma ci sono state memorie anche sofferte , dolorose , piene di angoscia come ad esempio "La soffitta delle memorie" del 1989 , una grande macchia ovoidale grigioazzurra luminosa e molle , sospesa nello spazio di velluto blu in cui fluttuano altri elementi compositivi ghiacci , estraniati , rotanti , silenziosi , incomunicabili , metafisici , di un mondo vuoto , deserto , dove il sole è spento , la luna appassita , le stelle scoppiate , il tempo immobile ( sono tracce surreali della "Persistenza della memoria" di Salvador Dalì, che troviamo ancora più esplicite ne " La soffitta della memoria" del 1997 ).

L'URLO ECOLOGICO
" Eventi metropolitani" , ossia sfere squarciate , improvvise spaccature , arresti, scissioni, ferite , microstrutture inquietanti , segnali di striature luminose , oppure ( vds. "Urlo ecologico" ) corpi metallici che si accartocciano in un processo di continuo dinamismo formale , in un lucido caos di memorie che si fanno materia e gridano il loro strazio . Materia crocifissa che s'erge rotante dal nero profondo che è turbamento della coscienza , una sorta di monte golgota su cui riecheggia "l'urlo" della natura violentata e torturata contro il Cielo fermo e grigio, impassibile. Sì, roba in cui la materia assurge a simbolo di venerdì santo, o apocalissi

ROVINE DELL'UOMO E NOSTALGIE DI PUREZZA
Le opere di Anteri stanno in un determinato spazio e in un determinato tempo, ma lo spazio intorno ad esse appare dissolto e il tempo sospeso. La sua opera si mostra allo stato puro , come forma e nient'altro che forma , come idea , indipendentemente dal suo essere lì, a portata di mano, indipendentemente dal suo poter essere usata e consumata. Quelle immagini raccontano storie di questo mondo e di un mondo diverso , parlano delle rovine dell'uomo e del suo riscatto , del grottesco e del paradossale , provocano sensazioni di dissoluzione della materia e gridi di morte , ma allo stesso tempo parlano della bellezza del creato, intesa come ipotesi di mutazione felice , di "interazioni d'ambiente" in cui gli alberi - ipotesi di platani o di ulivi - tornino a respirare , rifiorire e danzare intrecciati , abbracciati , a essere archi di pace , e i gabbiani della memoria dell'infanzia ritrovino i loro spazi e la profondità dei loro cieli con quella gamma di blu mentalis che richiama l'uomo alla quiete , a recuperare la rotta verso l'infinito , suscitando in lui la nostalgia della purezza e del sovrasensibile.

LO SGUARDO DEL COSMO
Anteri ti parla dello sguardo freddo , puro e metallico del cosmo . Alcune sue opere sono simili ( vds. Glaciazione , Germinazione , Elegia mediterranea , ecc.) al "pezzo di ghiaccio entro cui arde una fiamma" di cui parlava Kandinskj . In perfetto ordine, proporzione , simmetria , profondità spaziale , movimento dinamico , luce , esse si distendono sulla tavola come universi appena creati nei loro profondi azzurri , nella loro infinità azzurra , colori che fanno musica intensa , diventano armonie , contrappunti, tonalità, si fanno volo cosmico , fascino del mistero e dell'ignoto ,trasparenze della notte , ansia di ricerca della madrepora che è in noi, scoprire le cifre esistenziali dell'ombra e la cognizione del dolore, tra comete freddamente luminose , magnetiche, nella luce diafana e opalescente.

LA FINESTRA SULLO JONIO
Ma un quadro , per quanto simbolico o astratto ( quelli dell'ultimo Anteri sono una via di mezzo , si potrebbe parlare di simbolismo concettuale ) è pur sempre un ritratto dell'autore , "impudica ostensione di sé" . Qual è l'autoritratto di Anteri?, dov'è quel quadro in cui ci sia tutto lo "score" della sua esistenza , la morte del padre , la Scuola d'arte a Lecce , l' Accademia a Roma i primi passi, le prime mostre , il farsi da sé , la sua propria metodologia di lavoro, la sua personalità , una sua poetica per trasmettere le vibranti emozioni del proprio essere? . Esiste un quadro dove egli riesca a visualizzare energia , movimento, tensione , la musicalita' di un Debussy o di un Bach , indagando la forma e il colore , la profondità spaziale , la luce e il dinamismo? , un quadro in cui riesca a razionalizzare il verde brillante , l'azzurro rigido , la scansione dei grigi , e realizzare una struttura equilibrata anche nelle sue parti interne , con perfetto accostamento formale e cromatico in cui l'articolazione dei rapporti intercorrenti tra i piani e i colori - il disegno - e le fredde tonalita' che vibrano , dialogano fra di loro? ; un quadro unico dove i bianchi si specchiano nel luminoso piatto , e la verticalita' , le linee orizzontali , il complicato intrecciarsi di relazioni , delicatezza e fragilita' , divengono tenue visione avvolta in un mattino di nebbie, conservando il senso architettonico della composizione?
Questo quadro esiste e lo potrete vedere affacciandovi alla finestra di Anteri , sullo Jonio , dove scorre davanti a voi , come in un film , tutta la storia antica , ancestrale , fatta di elegie mediterranee e sale greco , e gli Spartani , Artas , Anxa e Idomeneo , e " un'infinità incosciente d'ombre , sintesi della natura e della libertà".

                                                                            Augusto Benemeglio