|
...L'opera di Anteri postula un'allusione a quel rifiuto della città
che lascia il segno nelle lacerazioni solo parzialmente rimarginate, che
trasfigura in luce fredda la solarità mediterranea - memoria d'angoscia
metropolitana che sopravvive nell'autobiograficità che travaglia colore e
segno, - ma il fruitore coglie comunque la spontaneità del portato; coglie
il punto d'arrivo - se mai può esserci in un percorso artistico che è
divenire per eccellenza -rappresentato dal romantico approdo mediterraneo. E si ritorna al Mediterraneo: tale
è la vastità del tema, la complessità dell'ispirazione, la profondità delle
radici, la sintesi di sentimenti, tali il sogno e il mistero che tutto
sottende, che Anteri rifiuta lo stereotipo della titolazione delle sue
opere, comunque e sempre inadeguata per delinearne appieno tutto il portato,
e si affida alle sigle e ai numeri: se nella mostra di Aprilia, alcuni mesi
or sono, la sigla era stata GL - Gallipoli - limitandosi al "luogo"
dell'ispirazione come simbolo della "memoria mediterranea", in questa mostra
jonica la sigla diventa SC - "Tra Simboli e Cromie" - quasi ad invocare con
levità, in quest'unica forte chiave di lettura seguita dall'incalzare del
numero, la scintilla dell'incantato circuito virtuoso che illumina la
sintonia tra fruitore e artista. E si ritorna al Mediterraneo:
Anteri dipinge luoghi senza cronaca evanescenti fino a divenire
sensazioni, fino ad unificare la componente spaziale con quella spirituale,
simboli instintivi lievi rarefatti incontaminati fantastici, liberi!
Anteri dipinge silenzi e vento e sconfinate distese d'azzurro e
improbabili fiori di costa e arcaiche vibrazioni dell'anima del marinaio e
-integra sezionata intagliata - la sfera. Anteri dipinge e quel
fascio di luce di faro rovesciato, catartica verticalità che anela al ciclo,
e quell'amnio - sfera, memoria di vita che viene dal mare" sono infine i
simboli di una sacralità che è già misticismo.
Giuseppe Albahari |