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Allorché ho gustato per la
prima volta i dipinti di Mimmo Anteri immediatamente ho intuito che questo
artista, come si suoi dire, si esprime con "intelletto e amore". L'opera
sua, infatti, possiede un impianto espressivo-linguistico che è frutto di
scelte meditate, il cui retroterra è costituito da tante esperienze e
affinamenti, nonché dalla metabolizzazione degli spunti offerti dalle
contemporanee proposte delle avanguardie, fattori, questi, che ben si
coniugano con il proprio estro creativo, sempre animato dal demone della
ricerca. La più recente produzione di Mimmo rappresenta poi, il ritorno alle
origini terragne, al suo Salente, che egli con particolare originalità
reinventa scansando, così, lo stucchevole manierismo purtroppo tuttora in
voga.
Non è azzardato, quindi, individuare nella produzione pittorica del nostro
artista il felice compendio dell'Esprit de geometrie e dell'Esprit de finesse
di pascaliana memoria. Già, perché se nelle raffigurazioni del Nostro da una
parte si coglie inequivocabilmente il rigore dell'impianto compositivo e
delle scelte cromatiche, dall'altra, tramite il ricorso alle metafore, ai
simboli ed alle allusioni siamo in grado di percepire inedite dimensioni che
generano suggestioni, aneliti, tensioni e particolari commozioni che
appagano la mente e il cuore.
Certo, e vai la pena di annotarlo, il fruitore deve essere disposto a
inoltrarsi "dentro" e "dietro" il quadro, nel senso che occorre fare "tabula
rasa" dei propri pregiudizi, ossia ci si deve affrancare di
certi schemi stantii del "gusto" personale per comprendere quanto l'artista
intende partecipare, offrendoci scorci e provocazioni idonee per
intraprendere un viaggio che, sicuramente, attinge dimensioni metareali che,
a tratti, sfiorano l'onirico.
Padrone indiscusso dei mezzi espressivi, Mimmo Anteri procede dal
riferimento reale per poi quasi annullarlo, per sublimarlo e alleggerirlo.
Egli, sicuramente, non si irretisce nella pedanteria del particolare, non
indugia nel compiaciuto e virtuosistico descrittivismo. L'ambiente, insomma,
è solo un signum, il riferimento per una riconoscibilità ma, poi, l'artista
si emancipa dal "particolare", si rivendica la propria libertà creativa e
interpretativa ed ecco, allora, che il "luogo" si corrobora di valenze più
ampie, più universali, senza lasciarsi intrappolare da qualsivoglia
tentazione bozzettistica.
Nasce così la "mediterraneità " dell' opera di Mimmo Anteri , sicché il mare
di Gallipoli o lo scorcio della campagna salentina divengono essenzialmente
un pretesto per emblematizzare atmosfere, suggestioni, luci e
riconoscibilità inoppugnabili di ciò che sostanzia l'ambiente e l'anima
delle genti del "Mare nostrum". L'artista con atmosfere terse, che a volte
si rispecchiano in un mare che si perde all'orizzonte, mercé ampie,
trasparenti e nitide campiture tonali, fatte di luci "fredde" del grigio, a
cui fanno da contrasto le decise cromie del suolo brullo e di certe marcate
"sovrapposizioni", sembra proprio che abbia visualizzato gli archetipi
segnico-cromatici per illustrare il "suo"Salente, il "suo" Mediterraneo,
ove, se pur manca la figura umana, di essa si intuiscono le presenze, le
tracce così tipiche e in enequivocabili.
Le atmosfere appaiono immote, silenti, ma non lasciamoci fuorviare da tutto
ciò. Il volo di un gabbiano, lo stormire delle foglie di un albero di ulivo,
ma potrebbe essere qualsiasi altra pianta, come per magia vivificano
l'ambiente, che pur appare statico, e questo interessante ed ulteriore
contrasto genera fremiti, desiderio di evasione, di libertà, la tensione di
andare sempre "oltre" per fondersi panicamente, per "sentire" empaticamente
con la natura.
Elegante e discreto nel dipingere, Mimmo Anteri nella quoditianità è un
vulcano, un irrequieto, è un estroverso che sa catturarti e sedurti con la
sua intelligenza che è sempre alla mano, scevra della spocchiosa "boria dei
dotti". Questa umanità si ritrova pure nelle sue opere contraddistinte,
inoltre, dalle interazioni ambientali, dalla segmentazione della realtà,
dalle stimolazioni che inducono a carpire quanto si cela oltre il visibile.
Tracciati cromatici inquietanti, poi non tanto criptici, sostanziano le
composizioni di questo artista, che è capace di coinvolgere lo spettatore il
quale, così, vive una sorta di malia che lo proietta verso l'alto, nel sogno
e nelle dimensioni fascinose del mistero, ove lo spazio e il tempo non hanno
più senso.
Mario De Marco |